Per molti artisti e collezionisti di oggi, soprattutto quelli che hanno scelto un percorso che mette in discussione o rifiuta il primato del concettualismo anarchico di Marcel Duchamp o la profondità culturale della Pop Art, l’ombra lunga degli scultori astratti, da Jean Arp e Laszlo Moholy-Nagy a Donald Judd e Carl Andre, ha avallato un’estetica di “purezza” formale che richiede di essere “incontaminata” dal riferimento alla condizione umana. Questa astrazione utopica, tuttavia, è solo una linea di collegamento tra i pionieri del modernismo e la pratica del XXI secolo. Accanto ad esso esiste un altro percorso altrettanto significativo, quello degli scultori Constantin Brancusi e Henry Moore, o dei pittori Henri Matisse e Pablo Picasso che si muovono liberamente tra l’espressione bidimensionale e tridimensionale. Questi artisti mantengono il soggetto umano come nucleo significativo della loro pratica, permettendo ai rigori della geometria di creare un’infrastruttura che modifica e rafforza i loro esperimenti con la forma corporea. Brancusi, ad esempio, scolpiva i lineamenti umani come piani in rilievo a bassa curvatura che si sollevavano appena da forme ovoidali pure, mentre Matisse semplificava le sue figure in fluide curve di contorno o in sagome ritagliate che enfatizzavano l’elasticità del corpo umano. Sophie lavora all’interno di questa tradizione, generalizzando le sue figure umane leggermente allungate ma muscolose in forme planari o fluide che non sono certamente individui riconoscibili – le loro piccole teste non contengono tratti del viso – ma sono inequivocabilmente di genere e impegnate in una vasta gamma di interazioni: danzano, lottano, combattono, si baciano, sbattono le teste insieme, al passo e fuori dal passo. Il suo è un progetto molto contemporaneo, ma radicato nella conoscenza dei valori universali del classicismo grazie alla sua formazione in storia dell’arte. La semplicità della figura maschile, ad esempio, suggerisce i contorni geometrici e le proporzioni larghe di un kouros greco arcaico. E gli spazi tra le coppie definiti nei suoi disegni sono in relazione con quelli dei suoi assemblaggi scultorei non rappresentativi in cui sposta forme astratte in strane e inaspettate giustapposizioni: separate o riunite in un diverso contesto spaziale.